Era la fine di un'altra lunga giornata al policlinico, e mentre mi dirigevo verso l'ascensore, sentivo già il peso delle ore scivolarmi dalle spalle. Desideravo solo il silenzio della mia casa. Le porte si aprirono e, con un sospiro quasi udibile, entrai, spingendo il pulsante del piano terra.
Un attimo dopo, sentii due presenze familiari affiancarmi. Erano Sofia e Martina, le mie segretarie, entrambe pronte a lasciare l'ufficio. Sofia, sempre impeccabile nella sua eleganza discreta, e Martina, con la sua vivacità contagiosa. L'ascensore, di solito spazioso, sembrava rimpicciolirsi improvvisamente con le loro presenze.
L'aria si fece densa, non di calore, ma di un profumo che conoscevavo a memoria, pur non avendolo mai analizzato così consciamente. Era la loro firma olfattiva, un mix che mi avvolgeva ogni giorno in ufficio, ma che qui, rinchiuso nello spazio metallico, diventava quasi tangibile. Sofia portava sempre un leggero sentore di Chanel, qualcosa di classico, sofisticato, che evocava immagini di eleganza senza tempo. Martina, invece, prediligeva Moschino, giocoso e frizzante, un tocco di spensieratezza che si fondeva con la sua personalità.
In quel piccolo cubicolo, mentre l'ascensore scendeva con un ronzio sommesso, i due profumi si mescolavano. Non erano in competizione, ma si fondevano in una sinfonia inaspettata. Il classico è unico al moderno, la raffinatezza all'esuberanza. Era un connubio inebriante che, per qualche ragione inspiegabile, cominciava a farmi sentire strano. Una sensazione sottile, poi sempre più decisa.
La mia spalla sfiorò quella di Martina, mentre Sofia era appena oltre, la sua nuca a pochi centimetri dal mio viso. Un leggero barcollamento dell'ascensore, o forse un mio impercettibile movimento, mi spinse ancora più vicino. Irresistibilmente, quasi senza volontà, la mia testa si inclina. Affondai il viso, o meglio, lo avvicinai al loro spazio, respirando più a fondo, come se volessi assorbire ogni singola molecola di quell'aria densa di essenze.
Il profumo dei loro capelli... lì era ancora più forte, più puro. Il Chanel di Sofia, caldo e rassicurante, si avvinghiava al Moschino di Martina, frizzante e seducente. Era un vortice sensoriale che mi colpì con una forza inaspettata, un'onda di desiderio che non avevo mai associato al mio ambiente lavorativo. Sentii il sangue affluire, una sensazione di calore montare. La mia erezione era improvvisa, inconfondibile e terribilmente imbarazzante data la situazione.
Dovetti fare appello a tutta la mia compostezza professionale per mantenere un'espressione neutra. I secondi sembravano ore. Il metallo freddo delle pareti dell'ascensore era un misero contrasto con il fuoco che sentiva dentro. Finalmente, con un "ding!" liberatorio, le porte si aprirono al piano terra.
Mi schiarì la gola, cercando di riprendere il controllo mentre le due ragazze uscivano con i loro soliti saluti allegri. "Buona serata, dottore!" dissero quasi all'unisono. "Buona... buona serata," risposi, la voce più rauca del solito. Rimasero ignare dell'effetto che i loro profumi e la loro vicinanza avevano avuto su di me, ignare del segreto che l'ascensore aveva custodito. Mentre camminavo verso l'uscita, l'odore persisteva, una dolce, imbarazzante memoria di pochi, intensi secondi. Non avrei mai più guardato l'ascensore nello stesso modo.